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"Nice to Meet You" propone una serie di conversazioni con persone ispirazionali che provengono da tutto il mondo durante la loro vita quotidiana per scoprire il loro purpose e i loro valori.

 

Il primo episodio vede come protagonisti Riccardo Crenna e Simona Flacco, architetti e fondatori di Simple Flair. Hanno aperto le porte della loro casa e del loro studio per condividere con noi la loro storia e il loro stile di vita.

 

 

1. Ciao ragazzi, è un piacere avervi qui. Per coloro che non vi conoscono, ci raccontereste un po' di voi? Chi siete e cosa fate?

S: Ciao, che bello essere qui! Siamo Simona e Riccardo, fondatori di Simple Flair, un moderno studio di consulenza focalizzato su design, comunicazione e progetti digitali a 360°.

S: Sulla carta siamo due architetti, ma da quando abbiamo iniziato con Simple Flair a lavorare sulla comunicazione per il design, abbiamo perlopiù proseguito su questa strada.

R: Appena finiti gli studi, abbiamo fatto un classico periodo di esperienza lavorativa in studi di design e architettura e, durante un'interessante esperienza a New York, abbiamo visto che i nostri capi e colleghi erano molto più interessati al nostro blog, Simple Flair , che al fatto che fossimo architetti. Quindi, quando siamo tornati in Italia, abbiamo iniziato a porci alcune domande e abbiamo deciso di dare il massimo su questo progetto.


2. Lavorando insieme per così tanti anni ed essendo anche una coppia nella vita reale, immagino che siate molto ben assortiti. Assumete dei ruoli definiti nella vostra vita professionale?

S: Sì esatto, siamo molto compatibili perché siamo molto diversi l'uno dall'altro e forse riusciamo a lavorare insieme così bene proprio per questo motivo. Io, ad esempio, sono la parte più creativa che dà la direzione, mentre Riccardo è la parte più imprenditoriale e operativa del duo.

 

 

3. Come è nato Simple Flair e come è cambiato nel tempo?

R: Simple Flair nasce come blog 11 anni fa da un'idea di Simona, nato dalla voglia di raccontare la sua passione per il design, l'architettura e la ricerca. 

R: Simple Flair si è evoluto molto negli anni e oggi ci occupiamo principalmente di attività di consulenza strategica e creativa per le aziende. Questo progetto racconta anche il nostro approccio sistemico e quasi maniacale sulla cura dei dettagli, in quanto riteniamo che siano ciò che fanno realmente la differenza in qualsiasi tipo di progetto.  

R: Quello che diciamo sempre è: non si tratta tanto di quello che facciamo, ma di come lo facciamo. Non abbiamo inventato niente, facciamo un lavoro molto comune, ma è il "come" che fa la differenza. Il come, per noi, è anche l'esemplificazione dei valori nei quali crediamo: ad esempio, da Riviera (uno dei progetti di Simple Flair ndr), essendo stati da sempre sostenitori dell'informalità, siamo riusciti a creare uno spazio in cui le persone possano sentirsi a casa. 

S: Aprire Riviera ci ha anche aiutato molto a dimostrare in modo tangibile cosa significassero alcune delle parole che usiamo spesso nel nostro lavoro. Ci capita di dire che uno spazio deve essere informale, reale e deve generare connessioni tra le persone, ma se questi elementi non vengono applicati rimangono solamente delle parole vuote, mentre con Riviera siamo stati in grado di dimostrare questi concetti con fatti concreti.

S: Il nome Simple Flair deriva dalle mie iniziali. Quando era ancora un blog, non volevo che la gente sapesse che io ero dietro il progetto, volevo che rimanesse anonimo. Quindi, abbiamo creato una combinazione di parole in inglese che riflettesse sia un modo di essere, sia le mie iniziali, quindi le prime tre lettere di Simple Flair corrispondono alle mie iniziali, Simona Flacco.

 

 

4. Hai citato Riviera, uno dei vostri progetti più ambiziosi. Cosa vi ha portato a creare questo nuovo concept e come lo immaginate in futuro?

S: Abbiamo iniziato a lavorare sull'idea di Riviera durante un viaggio perché sentivamo il bisogno di trovare un luogo a Milano che diventasse un punto di incontro per la comunità creativa. Ci mancava uno spazio che offrisse a tutti la possibilità di esprimersi, quindi abbiamo sviluppato il concept e un calendario di attività molto fitto nel qualr ognuno può proporre i propri contenuti.

R: È uno spazio reale e vivo che utilizziamo come piattaforma dove ospitiamo ogni tipo di creazione di contenuti: mostre, talk, concerti ed eventi. Volevamo uno spazio che aggregasse creativi di diversi settori in modo genuino e reale.

S: Riviera nasce come esperimento: abbiamo sempre avuto un approccio digitale e questo è stato il nostro primo progetto imprenditoriale fisico. Nel Manifesto abbiamo scritto che Riviera è un concetto nomade, quindi non è certo che non verrà replicato, che non si sposterà o diventerà un altro concetto. L'importante è che lo scopo rimanga chiaro, ovvero garantire alla community di creativi un luogo dove riunirsi.

S: Quello che stiamo anche cercando di dire è che il digitale è in realtà un atteggiamento che deve essere alla base di tutte le attività che un brand svolge, perché per noi ormai è anacronistico pensare di poter fare il contrario, ma questo non significa che dobbiamo abolire tutti i sistemi che prima funzionavano: poter incontrare le persone personalmente resta un obiettivo, mentre il digitale è uno strumento che può essere utilizzato per raccontarne la storia e per amplificare messaggi e valori.

                   

5. Nei vostri progetti, come riuscite a conciliare tradizione e innovazione?

S: È una questione complessa da affrontare, soprattutto nel campo del design, perché c'è molto contrasto tra il rispetto della tradizione e della modernità.

S: Ne stiamo parlando ultimamente perché il concetto di "Timeless" è molto difficile da definire. Parlandone siamo arrivati ad un punto, chiedendoci se essere senza tempo significa essere totalmente contemporanei, fare un progetto che sia effettivamente in grado di fotografare la contemporaneità, in modo che un giorno quel progetto possa raccontare quel particolare momento storico, perché altrimenti ciò che intendiamo per timeless sono solo icone. 

S: L'essere timeless, quindi, per noi rappresenta il momento in cui una sedia - per esempio - smette di essere un oggetto utilizzato per sedersi, si cristallizza nel tempo e inizia a rappresentare un'epoca o uno stile.

6. Cosa ritenete di avere in comune con Artknit?

R: La cosa più importante che abbiamo in comune con Artknit è il concetto di qualità, la cura dei dettagli e l'attenzione al Made in Italy: in breve, i valori. Inoltre, dare la possibilità alle persone di riflettere su questi valori e creare una comunità attorno a dei concetti, non solo a dei prodotti.

7. Secondo te, il concetto di creatività è cambiato nel corso degli anni?

S: Più che essere cambiato il concetto di creatività, abbiamo ampliato i nostri confini. Nel caso di Riviera, abbiamo voluto che i contenuti non fossero solamente legati al design, ma che usassero linguaggi molto diversi, ad esempio in questo momento parliamo di arte, ma abbiamo anche parlato di fotografia, di riviste indipendenti, di musica e quindi probabilmente questo approccio diverso ci ha portati a sperimentare molto di più.

R: La creatività in senso più ampio, cioè quello che l'essere umano può portare ad un particolare progetto, è qualcosa che acquisterà sempre più valore perché alcune attività potranno essere demandate ad un'intelligenza artificiale, mentre altre rimarranno umane. Questo è sicuramente un tema importante sul quale riflettere e su quanto poco valore a volte viene dato alla creatività.

Grazie ragazzi per questi spunti interessanti.

Ci vediamo al prossimo evento di Riviera!

 

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