Una conversazione con Davide Coppo
C'è molto da scoprire sulla connessione tra i vini naturali e l'editoria indipendente con il fare le cose nei giusti tempi. Tutto ha cominciato ad avere senso quando abbiamo avuto una conversazione con Davide Coppo, giornalista e co-fondatore di Palinurobar a Milano.
Ciao Davide, è un piacere averti qui! Per rompere il ghiaccio, per chi non ti conosce dicci chi sei e cosa fai nella vita.
Ciao a tutti! Sono Davide e abito a Milano, sono un giornalista e ho fondato con i miei soci Palinurobar nel 2021, un luogo che unisce lo sport, la musica, l’editoria e il buon vino.
Di cosa ti occupi nel campo dell’editoria?
Sono caporedattore di Rivista Undici ed Editor di Rivista Studio, due magazine Italiani indipendenti.
In particolare, mi occupo sia della curatela editoriale, sia della traduzione di alcune idee in fotografia, fino alla gestione del sito e di Instagram.
Il mio obiettivo è quello di creare una community che non giri solamente intorno all’oggetto rivista, ma costruire anche dei momenti di aggregazione con newsletter, podcast ed eventi live per creare un ecosistema che sia più completo possibile, in modo tale da attirare e mantenere i lettori.
Qual è il tuo libro preferito?
2666 di Roberto Bolano.
Mille pagine - probabilmente incomplete - di uno scrittore cileno morto pochi anni fa molto giovane. Cinque storie che si intrecciano ambientate tra il Messico e l'Europa all’interno di un mondo enorme da esplorare liberamente.
Com’è nato Palinurobar?
E’ nato casualmente grazie all’incontro con i miei soci, con i quali mi sono appassionato particolarmente al vino.
Abbiamo messo in discussione tutto e abbiamo iniziato a guardare i locali disponibili. Ci siamo chiesti: vogliamo buttarci? Così abbiamo fatto e non potremmo essere più felici di questa scelta.
Siete specializzati in vini naturali, come mai avete scelto questa tipologia di vino?
Da consumatore, prima ancora che da imprenditore, il vino naturale lo trovo più buono, più sostenibile e più salutare rispetto ai vini tradizionali in cui l’intervento chimico in vigna è prevalente.
E’ una tipologia di vini che viene apprezzata sia dai più giovani, sia dalle generazioni prima di noi e credo che questo interesse sia molto importante per far durare questa passione nel tempo.
Consigliaci un vino per questo periodo.
Visto che sta tornando il caldo, ho voglia di vini bianchi molto acidi. Ad esempio, nella zona dei colli Tortonesi c’è il Timorasso, un vino molto acido che ritengo perfetto per l’estate.
Altrimenti, trovi dei vini molto simili dall’Alsazia o dalla Calabria in cui senti la sapidità dovuta al vento che porta il sale del mare sui vitigni.
Cosa ti lega ad Artknit?
Artknit è un progetto che mi ha colpito molto perché rivedo gli stessi valori del brand anche negli altri miei progetti, ovvero nell’editoria indipendente e nei vini naturali: in particolare, mi piace la sostenibilità e il fare le cose fatte bene prendendosi tutto il tempo che serve, senza dover rincorrere i trend del momento.
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