Una visita al laboratorio con Natalia Criado
"Nice to Meet You" propone una serie di conversazioni con persone di ispirazione che provengono da tutto il mondo, durante la loro vita quotidiana per scoprire il loro purpose e i loro valori.
1. Ciao Natalia, che bello averti qui! Per chi non ti conosce, ti va di presentarti?
Ciao, sono felice di essere qui con voi! Mi chiamo Natalia Criado, sono una designer industriale e mi sono trasferita a Milano quattro anni fa. Ho studiato disegno industriale allo IED di Milano e, dopo la laurea, sono tornata in Colombia dove ho iniziato con il mio studio a sperimentare diversi materiali e a collaborare con artigiani locali. In seguito, mi sono chiesta perché non avessi continuato la mia professione in Italia e quindi sono tornata a vivere a Milano dopo quasi otto anni. Ho deciso di tornare con il progetto al quale stavo lavorando, che si chiama “Joyas en Casa”. Il nome significa letteralmente “gioielli per il tavolo” ed include una selezione di oggetti in metallo creati usando delle tecniche tipiche della gioielleria.
2. Se dovessi riassumerla in poche parole, quale sarebbe la tua filosofia nella vita e nel lavoro?
La mia filosofia di vita si è sempre basata sul fare ciò che mi fa veramente felice, facendo il possibile per seguire e raggiungere i miei sogni. Ho scelto di vivere la mia vita prendendola con leggerezza e con calma per evitare di complicare una cosa che, già di per sè, è piuttosto complicata.
La filosofia che seguo nell’ambito lavorativo è la creazione di un prodotto fatto a mano, che sia unico e che racconti una storia. In ogni oggetto si dovrebbe anche intravedere il dialogo che c’è tra il designer e l’artigiano, il tempo necessario per la produzione e i valori che hanno portato alla sua creazione. In breve, ciò che voglio offrire ai miei clienti è il ritratto di un’emozione e di un certo tipo di energia. In ogni oggetto che creo, ci metto la mia anima, la mia testa e il mio cuore.
3. Adesso parliamo dei tuoi spazi. Vivendo tra due continenti, quanto è importante sentire come realmente tua la tua casa? Qual è il tuo approccio nella progettazione degli spazi e quale ruolo occupano nella tua vita?
Il mio appartamento credo riesca a trasmettere totalmente la mia filosofia di vita. Mi piace iniziare la mia giornata con dei rituali quotidiani, ad esempio prendere il caffè al mattino in una tazzina che mi renda felice e girare lo zucchero con un bel cucchiaino.
La progettazione della mia casa è un processo lungo ed è un lavoro al quale mi sto dedicando pian piano, in modo tale da avere degli oggetti creati da me stessa da introdurre nelle mie abitudini quotidiane e creare dei piccoli rituali che mi facciano stare bene.
Ogni oggetto presente nelle mie collezioni è parte della mia esperienza quotidiana, da quando ci ci si alza al mattino per bere il caffè, fino all’ora di cena in cui si condivide un momento con gli altri. Sono oggetti per il tavolo fatti apposta per vivere un momento di condivisione con altre persone o per prenderci del tempo da soli e rendere le nostre abitudini dei rituali. Ad esempio, il pomeriggio mi piace molto accendere una candela profumata che riscalda l’ambiente e versare un pò di profumo, sono piccoli dettagli che rendono la mia vita quotidiana più bella e scandiscono il tempo.
Tutta la parte di ricerca, della creazione di moodboard e dei disegni, quando devo sviluppare e progettare una collezione, viene svolta sempre qui nel mio studio, in quanto è il posto dove mi sento più rilassata e ispirata.
4. Parlaci un pò della collezione “Joyas en Casa”. Da dove nasce e da cosa prende ispirazione?
La collezione “Joyas en Casa” è nata con le posate e la prima versione sono state le cosiddette posate “mano”. Per crearle ho utilizzato diverse tecniche, tra cui la cera persa e anche una tecnologia 3D, con l’obiettivo di rafforzare l’artigianalità di un oggetto con l’aiuto della tecnologia in modo tale da raggiungere un risultato nuovo. Ogni pezzo è fatto singolarmente a mano e sono necessarie circa 3 ore di lavoro per ciascuna posata.
Per quanto riguarda la scelta della mano, mi sono lasciata ispirare dal popolo etrusco che la usava come simbolo di fraternità: l’idea è che, quando prendi la posata in mano, hai la sensazione di essere in contatto con qualcun altro e di prendere la loro mano.
Il mio lavoro è altamente influenzato dalle forme pre-colombiane: creo delle forme ispirate al passato della mia terra e al Sud America, quindi in ogni mia creazione c’è spesso una grande ricerca e un grande lavoro sulle geometrie dell’oggetto.
5. Cosa ritieni di avere in comune con Artknit nel tuo lavoro?
I miei progetti hanno sicuramente molte cose in comune con Artknit, come il fatto che siano tutte produzioni artigianali, in modo da supportare un know-how che rischia di perdersi nel tempo e creare un prodotto unico, diverso da qualsiasi altro prodotto industriale.
Inoltre, la scelta di materiali di altissima qualità che abbiano un basso impatto sull’ambiente, infatti, ho deciso di selezionare solo materiali che siano stati prodotti responsabilmente oppure materiali riciclati. L’ottone viene riciclato e, una parte molto importante del mio lavoro, è che non usiamo sostanze chimiche nel laboratorio quando lavoriamo i metalli, che è invece una cosa molto comune nel mercato tradizionale.
Come da Artknit, le mie collezioni sono made-to-order, così che ogni oggetto venga prodotto solo in seguito all’acquisto da parte del cliente. In questo modo, evito di sprecare risorse e posso personalizzare gli oggetti, ad esempio cambiando le pietre o una forma specifica.
Ultima, ma non per importanza, la filosofia sulla quale si basano i miei progetti: lo slow living. Nel mio lavoro, desidero che i prodotti che creo diventino una parte importante nella vita della persona che li terrà in casa, che diventino parte della loro routine, che rendano la loro vita un pò più bella e gli consentano di prendersi un pò di tempo per loro stessi.
6. Se dovessi definirti, ti descriveresti più come una designer o un’imprenditrice?
Mi sento un’imprenditrice creativa, nel senso che sono nata come creativa, ma con il tempo ho dovuto diventare anche imprenditrice in quanto seguo tutta la produzione e le vendite, passando dalla materia prima, al prodotto finito, alla gestione delle relazioni con i clienti e con gli artigiani con i quali collaboro.
7. Quali sono i valori alla base del tuo progetto?
Una delle cose alle quali tengo di più nel mio lavoro è sicuramente la creazione di prodotti di alta qualità ad un basso impatto per l’ambiente e proprio da qui nasce la mia decisione di usare materiali riciclati e rigenerati.
In secondo luogo, l’importanza dell’artigianalità, del contatto del materiale con le mani di chi lo sta lavorando. Le tecniche che usiamo sono molto antiche e l’idea alla base del mio lavoro è riuscire a riscattare queste tecniche che si stanno perdendo con l’industrializzazione, come ad esempio l’arte orafa o del vetro.
Il rapporto con l'artigiano credo che sia la parte più importante di questo lavoro perché sarebbe un sogno per me essere un artigiano però, non essendo nata con quell’abilità, il mio lavoro si occupa anche di creare un dialogo con l'artigiano, dove tutti e due comunichiamo: io mi occupo di visualizzare e proporre l'obiettivo del progetto, mentre l'artigiano con le sue conoscenze, abilità manuali e tecniche riesce a dare luce a queste idee, creando una squadra che lavora per lo stesso scopo, seppur in modo differente.
8. Bellissimo il progetto “Alone Together” che hai portato avanti in Colombia. Vuoi raccontarci di cosa si trattava?
"Alone Together" è un progetto che ho portato avanti nel 2020. In quel momento mi trovavo in Colombia in un paese dell’entroterra che si chiama Raquira, famoso per la terracotta, e abbiamo chiesto ai nostri amici designer e artisti di inviarci il disegno di un vaso e, insieme ad un gruppo di artigiani locali, abbiamo creato dei pezzi a partire da quei disegni. Il progetto, dunque, si basava soprattutto sulla dinamica del dialogo tra il designer e l'artigiano attraverso la tecnologia, per poter trasformare un oggetto immaginato in realtà.
9. Secondo te, qual è il futuro dell’artigianato? Come dovrebbe evolvere o cambiare per poter assumere ancora un ruolo rilevante nella società attuale?
Credo che le persone oggi non diano più lo stesso valore all’artigianato di una volta, ma pian piano si stanno rendendo conto del valore che c’è realmente dietro. Ritengo che aiutare l’artigianato a sopravvivere e a riscattare tecniche che altrimenti andrebbero perse sia una responsabilità dei designer, facendo capire che dietro ad un prodotto c’è una grande storia di passione, valori e tecnica.
Con Paolo (l’orafo con il quale collabora ndr.) parliamo spesso del futuro dell’artigianato e del suo laboratorio. I suoi figli vorrebbero diventare orafi, ma la maggior parte dei figli di altri artigiani non vogliono fare lavori manuali perché sono dei lavori per i quali devi avere una forte passione e vengono visti come “inferiori” rispetto al lavoro intellettuale nella nostra società.
Dall’industrializzazione in poi, si è voluta industrializzare anche la lavorazione con il metallo ed è proprio in quel momento che sono state perse le tecniche antiche. La lavorazione del metallo, però, non si può industrializzare in quanto si possono fare degli stampi, ma poi è necessario lavorarlo con le mani e non è possibile farlo con materiali come l’argento e l’ottone. E’ un settore in cui la tecnologia non può competere, proprio perché non è possibile - e non si dovrebbe - industrializzare.
In colombia si stanno riscattando le tecniche artigianali, ma visto che i figli non vogliono fare lo stesso lavoro dei genitori, i designer stanno educando con l’aiuto degli artigiani nuove persone. L’idea è quella di introdurre nuovi materiali e tecniche per rendere più desiderabile il lavoro artigianale anche alle nuove generazioni. Tradizione, ma con un pizzico di innovazione.
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